La Prevenzione in Campania

Qualche mese fa si accese una polemica sui dati dell’AGENAS (Agenzia Nazionale per i servizi sanitari Regionali) relativi all’ASL Napoli 1 che è divenuto un caso nazionale per inadempienze e ritardi nell’attuazione dei programmi nazionali per la prevenzione(1).

A difesa della più grande ASL d’Italia sono scesi in campo, oltre la principale testata giornalistica locale, l’Ordine dei Medici di Napoli e il sindacato CISL Medici campano con una levata di scudi tutta improntata al corporativismo campanilistico. Tuttavia, al di là della fondatezza o meno della bocciatura dell’AGENAS che comunque a nostro avviso si basa su dati ufficiali, c’è un problema fondamentale che riguarda il significato della parola prevenzione.

La prevenzione che AGENAS, ASL, sindacati e testate giornalistiche pongono in discussione è la serie di metodiche di indagine che consentono di diagnosticare ai primi stadi una malattia oncologica, proposte con campagne d’informazione a una popolazione che per genere, fascia d’età, abitudini di vita sarebbe maggiormente esposta alla stessa malattia. Il messaggio è che un tumore diagnosticato precocemente viene curato meglio e le percentuali di esiti terapeutici positivi è nettamente superiore ai casi di diagnosi tardive e in presenza di complicazioni metastatiche.

Classicamente questa prevenzione viene definita secondaria.

Per noi di Medicina Democratica la definizione giusta è quella di medicina predittiva.

Tralasciando la discussione sull’efficacia delle campagne per gli screening, sulle metodiche d’attuazione e sul conflitto che scatena una diagnosi precoce con l’immissione tardiva nel circuito di cura che è la regola non solo in Campania, la nostra regione e in particolare la principale ASL dunque risultano carenti nei numeri della prevenzione secondaria con percentuali al di sotto del 30%.

Quello che invece risulta del tutto assente dall’agenda della politica sanitaria è la prevenzione primaria cioè l’individuazione delle cause delle malattie e la rimozione delle stesse in maniera tale che non possano proprio manifestarsi. La Prevenzione primaria per logica conseguenza sarebbe la soluzione radicale non solo per i tumori ma per tante malattie, degenerative, congenite, croniche , dell’apparato riproduttivo etc… Non c’è bisogno di citare la letteratura, è un concetto che è acquisito da millenni nella coscienza popolare.

Ma ce n’è tanto bisogno nella regione Campania? E specialmente, con quali metodiche efficaci attuare la Prevenzione primaria senza scivolare nella vuota retorica?

Sul primo quesito la risposta è contenuta nelle mappe dei territori inquinati dello stesso Ministero: la Campania presenta due SIN (Siti di interesse Nazionale), Bagnoli Coroglio e Napoli orientale, due SIR (Siti di interesse Regionale), Agro Aversano – litorale Domizio e Litorale Vesuviano, tre bacini di fiumi importanti, il Sarno, l’Irno e il Sabato, l’area della “Terra dei fuochi” tra Napoli e Caserta più i numerosi siti “orfani” che continuamente si aggiungono all’elenco delle aree da bonificare.

Questi siti, tutti, richiedono una tipizzazione degli inquinanti ed una bonifica, come previsto dalla legge, perché rappresentano una minaccia per la salute.

Questa minaccia ha avuto conseguenze negli anni poiché diversi studi epidemiologici indicano che queste stesse aree sono interessate da un eccesso di mortalità evitabile ed una incidenza significativa di malattie oncologiche riconducibili all’inquinamento. Si tratta, tra l’altro, delle aree a maggiore densità abitativa della Campania e quindi il problema Salute in questi territori ha prerogative e presupposti specifici che non sono uguali a quelli delle aree pedemontane o delle isole.

Allora come impostare la Prevenzione Primaria nei nostri territori inquinati?

Prima di tutto c’è bisogno di conoscenza, il che vuol dire acquisizione di dati raccolti con sistematicità e regolarità, e quindi condivisione, pubblicizzazione per diffondere consapevolezza e partecipazione.

Acquisizione dei dati significa anche avere uno strumento strutturale per la programmazione dell’intervento sanitario oltre che per determinare l’urgenza delle bonifiche.

Da questo punto di vista possiamo dire che qualche sprazzo di verità è uscito negli anni dagli archivi delle AASSLL, dalla Regione, dal Ministero e dall’ISTAT e per dovere di cronaca li citiamo: lo studio S.E.N.T.I.E.R.I. (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e Insediamenti Esposti a Rischio di Inquinamento) che monitora la mortalità per tumori nei SIN e SIR, l’Atlante della Mortalità in Campania, lo studio SPES sulle terre dei fuochi, i registri tumori di alcune (poche) AASSLL.

Ad essi vanno affiancati altri documenti meno noti ma ugualmente importanti come lo studio ICRAM sulle acque dell’area Bagnoli-Coroglio e quello sul Registro Mesoteliomi, pubblicato a sprazzi per logiche di bilancio, il REC (Referto epidemiologico cittadino), redatto da un gruppo di studiosi all’interno della Consulta popolare ma con dati dell’Anagrafe di Napoli, il RENCAM di alcune realtà in genere con dati da aggiornare, lo studio comparato del rischio di nocività noto come “ACCORDO DI COLLABORAZIONE SCIENTIFICA TRA ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ E PROCURA DELLA REPUBBLICA DI NAPOLI NORD” (PROT. N.1104 PROCURATORE DEL 23 GIUGNO 2016), nel quale veniva tracciata la mappa dei reati ambientali nella “terra dei fuochi” e le ricadute sulla salute in termini di ricoveri ospedalieri, incidenza e mortalità da tumore.

Quale è il difetto di tutti questi “contenitori” di dati? In verità si dovrebbe parlare di almeno tre difetti principali: la disomogeneità, la discontinuità e il mancato coordinamento con una regia ed una finalità unitaria. Trattandosi poi di siti inquinati dovrebbe essere obbligatorio attuare metodiche di georeferenziazione, cosa che al contrario non è avvenuto quasi mai.

In sintesi questi strumenti, validissimi sul piano scientifico, sono stati utilizzati più nelle aule giudiziarie o nei contenziosi tra comunità locali e autorità che nelle discussioni programmatiche che hanno coinvolto le giunte che si sono avvicendate a Santa Lucia.

Il primo step dunque deve essere avere un flusso di dati raccolti e trattati con metodiche omogenee e su tutto il territorio interessato dal fenomeno inquinamento, la intellegibilità degli stessi e la regolarità delle loro pubblicazioni. Non è tollerabile che vi sono alcuni RENCAM fermi al 2005, che il registro Mesoteliomi sia fermo al 2018, che alcune ASL importanti come la Napoli 1 non producano il Registro Tumori intellegibile ma solo un elenco di malattie con dati cumulativi senza riferimento alla distribuzione territoriale e alle curve evolutive (migliorano, peggiorano?), che il Comune di Napoli non completi il REC con i dati di mortalità aggiornati agli ultimi anni dopo il 2017. Non si capisce perché infine lo studio specifico di mortalità per tumori nella Terra dei fuochi , il S.E.N.T.I.E.R.I., escluda dalle sue indagini la città di Napoli che presenta due SIN nel perimetro urbano, che attendono la bonifica da più di 30 anni e così via discorrendo.

La pubblicazione di dati regolare è il presupposto per far crescere la consapevolezza nella gente e con essa la partecipazione. La partecipazione delle comunità locali alla discussione sarebbe auspicabile piuttosto che lo scontro puntuale tra le comunità locali e le autorità politiche ogni volta che queste ultime propongono o programmano una nuova discarica, un inceneritore o altre nefandezze in territori in genere già provati da anni di veleni industriali.

Dal mondo anglosassone è stata introdotta questa nuova versione della partecipazione, la “citizen science”, cioè il sapere popolare, il cumulo di indicazioni, osservazioni e bisogni che esprimono le comunità locali relativamente ai temi della Salute, dell’ambiente, dell’urbanistica e che hanno dignità scientifica poiché, è dimostrato, danno delle conoscenze più precise di quelle dei tecnici, degli accademici e degli amministratori che non vivono le realtà territoriali(2).

Nella nostra tradizione si è parlato di sapere operaio per la nocività in fabbrica, per l’ambiente e i territori si deve parlare di sapere popolare.

Secondo step è quindi la partecipazione organizzata attorno al sapere popolare che è fondamentale per una ricerca mirata delle cause e per un programma efficace di bonifica e monitoraggio della salute delle popolazioni esposte.

Uno strumento utile a garantire un flusso di dati utili alla crescita di questi saperi è quello proposto dalle associazioni dell’area flegrea, insieme a Medicina Democratica, ISDE e Federconsumatori, con l’impostazione data dall’avvocato Carlo Spirito, un atto legale denominato Accesso Civico, che non è una richiesta del singolo cittadino ma quello di rappresentanze significative di una popolazione per acquisire elementi necessari alla partecipazione, in questo caso sui temi della salute.

Paolo Fierro


Schema dell’Accesso civico:

All’attenzione di

Federconsumatori Campania e del suo Presidente Giovanni Berritto

NAPOLI Piazza Garibaldi 26 80138 Napoli – Tel. 081.196.44.072

Mail: federconsumatori.cam@gmail.com – Pec: federconsumatorinapoli@legalmail.it

ADESIONE FORMALE AD ISTANZA DI ACCESO CIVICO GENERALIZZATO

Stante un grave deficit informativo della cittadinanza stante il mancato aggiornamento dei dati risalenti al 2020 e pubblicati in formato non comprensibile né confrontabile con le altre realtà cittadine, provinciali, regionali e nazionali,

la seguente associazione:

…………………………………………………………………. , con sede in via ………………………..……………………….. , rappresentata da ……………………………………………….. nato a …………………………… il ………………….. , residente in ……………………………………………………………………………………………………………………..…

ADERISCE all’iniziativa congiuntamente intrapresa da MEDICINA DEMOCRATICA, Associazione Scientifica Internazionale ISDE MEDICI AMBIENTE SEZIONE DI NAPOLI E PROVINCIA Comitato flegreo per la tutela della salute, alla presentazione per loro tramite da parte dell’Associazione di tutela Federconsumatori di istanza

ACCESSO CIVICO GENERALIZZATO

onde acquisire ai sensi dell’art. 5 e dell’art. 41 comma 6 del DLGS n. 33 del 2013 al capo del Dipartimento di Prevenzione, al responsabile della UOC di Epidemiologia e prevenzione e Registro Tumori, al responsabile della UOS Registro Tumori dell’ASL Napoli 1 Centro nonché del responsabile UOSD Prevenzione collettiva Dis. 25, Dott. Luigi Minopoli in qualità di detentori dei dati ed informazioni oggetto d’interesse di conoscere:

a) dati aggiornati al 2024 di mortalità, incidenza e prevalenza delle malattie oncologiche corrispondenti al territorio del distretto 25 e relativo rapporto grezzo e corretto secondo i comuni indici di pesatura e raffrontato con la media cittadina e nazionale;

b) dati aggiornati al 2024 contenuti nel corrispondente Rencam al fine di rendere consapevole la popolazione dei livelli di salute che la riguardano.

Si autorizza sin da ora, per quanto di necessità al completamento della procedura, il trattamento dei dati personali

In allegato copia documento di riconoscimento.

Distinti saluti

FIRMA …………………………….


NOTE

  1. Valutazioni delle perfomances delle aziende sanitarie pubbliche, AGENAS 28 Novembre 2024 ↩︎
  2. Nel 2017 il Comitato di Fratte di Salerno “Salute e vita” stipula un protocollo dì indagini con Istituto Zooprofilattico di Portici per valutare nelle acque, nel suolo, nell’aria e nel sangue di volontari del territorio raccolti in tre cerchi concentrici a partite dal camino principale dell’azienda siderurgica incriminata per danni alla salute ed all’ambiente. ↩︎