di Patrizia L’Astorina *

Tramonto a Bagnoli, foto di Patrizia L’Astorina
Il giorno 16 aprile alle ore 17, presso la Sala delle Associazioni Ex Base N.A.T.O. Isolato P, si è svolto un incontro con Giuseppe Luongo, Professore Emerito geofisica Università Federico II, già direttore Osservatorio Vesuviano INGV, dal titolo “Bradisismo nei campi flegrei”.
Questo incontro è stato promosso dall’Assise Cittadina per Bagnoli e da bagnolinformazione.it .
La presenza del Professore ha soddisfatto le aspettative della platea, il suo intervento è stato di valore altamente scientifico ed estremamente comprensibile dai più. La sua presenza ha espresso competenza, resilienza ma anche calore umano, elemento fondamentale in un periodo così delicato per il territorio. Ha espresso anche sfiducia nell’approccio a questa situazione emergenziale sia da parte degli organi che svolgono funzioni decisionali e amministrative che da parte di alcuni rappresentanti del mondo scientifico.
Stiamo vivendo tutti un periodo di forte apprensione, per ignoranza riguardo al fenomeno “bradisismo” ma anche per le risposte poco esaustive se non addirittura allarmanti dei nostri amministratori. Incontrare il prof. Luongo è stato un piccolo spiraglio di normalità: in un periodo dove l’emergenza la fa da padrona, ascoltare una persona empatica ha dato un minimo di serenità.
Sicuramente l’area di Bagnoli, come molte municipalità napoletane, è in ambascia per la situazione sismica, ma è importante l’esistenza e il lavoro dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e all’Osservatorio Nazionale Vesuviano che svolgono una complessa attività di studio, ricerca e monitoraggio costante che riuscirà certamente a cogliere ogni segnale critico con un tempismo utile alla gestione di un eventuale emergenza.
Ma cosa è il bradisismo, se lo chiedono in molti.
Il bradisismo, fenomeno caratteristico dei Campi Flegrei, è un lento movimento del suolo in discesa ed ascesa, generato dal collasso di una caldera vulcanica.
Le caldere dei Campi Flegrei nel territorio di Napoli si estendono fino a Posillipo e includono una porzione sottomarina nel Golfo di Pozzuoli, estendendosi anche a Nord-Est, toccando alcuni comuni come Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, oltre a quartieri di Napoli come Bagnoli e Fuorigrotta. Il termine deriva dal greco “bradýs” (lento) e “seismós” (scossa), ciò a testimonianza che anche se questo è un fenomeno che vede la sua origine intorno a 400.000 anni fa, si iniziano ad avere le prime testimonianze sul fenomeno in età Greca.
Per un territorio come quello di Bagnoli questa nuova emergenza è una batosta che si va ad aggiungere a tutte quelle di cui questo territorio è stato già oggetto. Prima del grande sviluppo industriale, era stata un’area termale frequentata dai greci, dagli imperatori romani e da Federico II di Svevia.
Un piccolo excursus storico potrebbe essere utile per capire ciò che questa popolazione ha subito e per il quale aspetta ancora un risarcimento.

Paesaggio dei Campi Flegrei, Hackert Philipp, disegno post 1780 – ante 1805
Nel 1853 su tutto l’abitato di Bagnoli iniziò la trasformazione industriale del territorio. Nacque la Vetreria Lefevre, con un impatto significativo sullo sviluppo locale. In particolare, la sua presenza contribuì a trasformare l’area da una zona prevalentemente agricola in un centro industriale.
Nel 1904 la Vetreria favorì l’insediamento dell’ILVA a Bagnoli in fede alla “Legge per il risorgimento economico di Napoli”, ciò fece sì che Bagnoli divenisse un polo industriale di grande importanza.
Lo stabilimento siderurgico, con la sua produzione di ghisa e acciaio, portò un forte sviluppo industriale a Bagnoli, trasformando l’area in un quartiere operaio. In questo periodo iniziò silente la distruzione del nostro territorio. Dopo il complesso Ilva, nacque la Cementir Holding nata il 4 febbraio 1947 da IRI, con lo scopo di utilizzare le scorie d’altoforno, scarti industriali degli impianti siderurgici.
La vita del maggior impianto siderurgico Italiano accrebbe il benessere del territorio, ma portò anche le morti nell’altoforno, e seminò una lenta ed inesorabile contaminazione ambientale che dopo 87 anni cominciò a materializzarsi.
Con la chiusura dell’Ilva-Italsider di Bagnoli, che arrivò ad occupare sino a circa 8.000 addetti (25.000 se si considera l’intero indotto), si dissolveva la classe operaia, i famosi “Caschi Gialli” della Napoli produttiva, di una parte importante della storia della siderurgia, forse neanche molto conosciuta.
Iniziò il declino e iniziarono a nascere i fiori prodotti dalla semina di inquinanti perpetuata negli anni, con la dispersione di questi nel suolo e nei sedimenti marini, causando notevoli problemi ambientali e di salute pubblica. Quei fiori a cui sono stati attribuiti molti nomi tra cui “Mesotelioma”, hanno seminato morte e disperazione in una popolazione che nulla aveva chiesto e che forse sarebbe stata felice di continuare ad essere fautrice e testimone di una vocazione marinara-turistica che già aveva reso felici greci e romani.
Ora siamo come bambini illusi e disillusi da interessi economico-politici che mai hanno tenuto fede al rispetto dovuto loro, e che continuano a non tenerne conto. Un’enorme ragnatela è stata tessuta nei secoli sulle nostre teste, ci ha avvolto e stordito, una ragnatela che ancora persiste fatta di promesse bugie e interessi privati, ora siamo tutti con il naso in su ad aspettare che arrivi l’uomo Ragno e strappi questo grigiore rendendoci di nuovo il sole.
* Presidente dell’Associazione Culturale Napoli Ovest