I dieci anni di commissariamento della sanità pubblica in Campania, terminati nel 2019, hanno prodotto danni significativi alle prestazioni sanitarie in tutta la Regione.
Con la chiusura di presidi ospedalieri in città e il depotenziamento di altri e con l’eliminazione di presidi sanitari territoriali con oltre 10.000 professionisti in meno, si è determinata, sicuramente, una virtuosità finanziaria, ma si è causato un drastico calo della capacità di assistenza ai cittadini.
In realtà, il cambio di paradigma inizia nel 1992, quando si decise di aziendalizzare il SSN passando dalle U.S.L. (unità sanitari locali) alle ASL, cioè dalla pianificazione di base alla programmazione dei manager, immaginando che questa soluzione avrebbe comportato dei benefici attesi con effettiva razionalizzazione delle risorse finanziarie.
Queste scelte, invece, sono state determinanti per la crescita della sanità privata che, con il ricorso sempre più diffuso al convenzionamento, si è di fatto sostituita al vuoto creato dal servizio SSN.
Nel nostro territorio, queste trasformazioni erano evidenti con il ridimensionamento di posti letto P.O. SAN PAOLO (da 280 a 220), soppressioni di servizi importanti, mancanza di primari con direzione sanitaria “mobile” e per la sanità territoriale si vedeva la chiusura degli ambulatori di Bagnoli, Fuorigrotta e Cavalleggeri.
Tutte le attività vennero trasferite nell’unica struttura di via Winspeare nella quale non tutti i locali erano agibili per lavori di ristrutturazione.
Questo scenario deprimente nell’area flegrea di Napoli divenne l’impulso principale alla creazione di un comitato della salvaguardia della sanità pubblica in quest’area, costituito da lavoratori della sanità, associazioni, movimenti, singoli cittadini ed esponenti della Curia.
La nascita di questo comitato, che aveva come compito di accendere i riflettori su questa annosa questione, promosse presìdi e manifestazioni che chiedevano un cambio di passo e direzione affinché si potesse meglio affrontare e rispondere alle problematiche territoriali di una sanità negata.
Infatti, con una forte mobilitazione e il grande contributo della Curia con le comunità parrocchiali, si accesero i riflettori che furono attenzionati anche dal programma della RAI “Presa Diretta”, nel quale emersero, attraverso i contributi dei professionisti della salute pubblica, le contraddizioni di un territorio che ha visto la chiusura dei servizi di prevenzione e protezione sanitaria nonostante la presenza di industria pesante e conseguente devastazione ambientale ed inquinamento.

Negli ultimi anni, mentre abbiamo registrato una rinascita delle attività ospedaliere del San Paolo sia per quanto riguarda l’arrivo di nuove figure professionali che per l’adeguamento tecnologico delle strutture e dei macchinari, permangono forti criticità per la medicina territoriale.
Valutiamo negativamente, infatti, la sospensione ingiustificata del progetto di prevenzione Terra dei Fuochi, che nel periodo dal 2018 al 2021 ha consentito di effettuare nel Distretto 25 oltre 7.000 prestazioni ambulatoriali all’anno fra Cardiologia, Endocrinologia, Mammografia – Pap Test, Dermatologia, Senologia, Pneumologia.
Pertanto, intendiamo costruire una nuova iniziativa pubblica sul territorio flegreo per riprendere il percorso del progetto Terra dei Fuochi, per denunciare le criticità ancora esistenti nelle liste di attesa e per verificare in che modo i progetti del PNRR impattano sui presidi sanitari del nostro territorio.
Aldo Amoretti – Comitato Flegreo per la difesa della Salute